Architettura italiana 1919-1945. Dall'architetto integrale all'architetto dello stato totalitario
Capace di trasmettere messaggi a tutta una comunità, che poi in esso si riconosce, il monumento architettonico è uno straordinario dispositivo identitario. Il regime fascista utilizzò l'architettura con grande lucidità per creare consenso e per educare la nazione alla sua "missione di civiltà". Attorno ai numerosissimi cantieri promossi da Mussolini tra la fine degli anni Venti e i primi anni Quaranta si incontrano - e si scontrano, nella ricerca di una propria, originale risposta alle aspettative del duce in merito all'arte del costruire - i più promettenti talenti architettonici italiani di primo Novecento: da Luigi Moretti a Giuseppe Pagano, da Giuseppe Terragni ad Adalberto Libera, da Marcello Piacentini a Mario Ridolfi. Il corso intende descrivere la storia, le idee e i principali progetti di questa controversa stagione culturale dominata, certo non solo in Italia, dal dibattito tra razionalisti e tradizionalisti, ponendo attenzione anche al rapporto tra architettura ed altre forme artistiche ad essa integrate, come pittura e scultura. Il corso prevede la collaborazione della dottoressa Ida Mitrano.
Bibliografia generale (NB: la bibliografia particolareggiata per l'esame verrà fornita durante le prime settimane del corso)
Giorgio Ciucci, Gli architetti e il fascismo. Architettura e città 1922-1944, Torino, Einaudi 1989
Giorgio Ciucci (a cura di), Classicismo/Classicismi. Architettura Europa/America 1920-1940, Milano, Electa 1995
Giorgio Ciucci e Giorgio Muratore (a cura di), Storia dell'architettura italiana. Il primo Novecento, Milano Electa 2004
Paolo Nicoloso, Mussolini architetto. Propaganda e paesaggio urbano nell'Italia fascista, Torino, Einaudi 2008
Flavio Fergonzi, Dalla monumentomania alla scultura arte monumentale, in F. Fergonzi e M. T. Roberto, La scultura monumentale negli anni del fascismo. Arturo Martini e il monumento al Duca d'Aosta, a cura di P. Fossati, Torino, Allemandi 1992, pp. 133-211.