Programma di Laboratorio Di Filosofia E Teatro:

LABORATORIO DI FILOSOFIA E TEATRO – A.A. 2024-2025

OTTAVO CICLO

a cura di Paolo Quintili e di Serena Mazzone

Hamlet di William Shakespeare e la nascita del teatro moderno.

Le filosofie del Barocco europeo (G. Bruno et al.).

 

Inizio: lunedì 7 ottobre 2024, Aula P3, ore 17.00-20.00.

 

Programma

 

Le filosofie del Barocco europeo hanno consacrato alla forma-teatro una parte importante del loro sviluppo di pensiero. Questo si evince in particolar modo nel pensiero di Giordano Bruno e in una delle caratteristiche principali del suo filosofare: il dialeghein. Già a partire dalla sua prima ed unica commedia, Il Candelaio (1581), Bruno dissolve la pretesa di percepire l’uomo come un ente identico, definito e assoluto e, di contro, ne esalta le sue maschere. Una tra le caratteristiche principali del pensiero moderno consiste nel concepire il pensiero come assolutamente autonomo, non più percepito ma formato, come il frutto dell’autocoscienza. Ma la soggettività autocosciente è mutevole e diveniente, formata da diversi “personaggi”. Questi assunti sono ben presenti nel teatro shakesperiano dove se da una parte si manifesta il “mondo interiore” dei suoi eroi, dall’atra gli stessi sono catapultati nel gioco delle ombre e delle maschere.

Il teatro moderno, con l’illusionismo della sua nuova scena prospettica e la riorganizzazione della professionalità attoriale, riordina le proprie categorie secondo un asse che diventerà prevalente anche nei secoli a venire, quello dello sguardo: scopo del teatro, affermerà Shakespeare nella sua più famosa tragedia, è quello di «reggere lo specchio alla natura».

Il dualismo realtà-illusione, vero-falso, vita-sogno, io-altro, pazzia-saggezza così come il tema della meraviglia (legata allo “sguardo” che contempla e insieme “moto propulsivo” del desidero di conoscenza, fondamento della filosofia) costituiscono nuclei fondanti dell’espressione teatrale dell’epoca, magico gioco di specchi attraverso cui osservare e rileggere il reale. L’ambiguità, la complessità, la mutevolezza dell’io e del reale sono, in questo senso, pienamente incarnati nel personaggio di Amleto: malinconico e tormentato, egli rappresenta la tragedia del pensiero che logora la volontà e inibisce l’azione, lasciando il protagonista in preda allo smarrimento e al dubbio.

Si tenterà dunque di ritrarre un breve spaccato delle teorie, le forme e le pratiche sceniche, esaminando alcune questioni fondanti relative alla Storia del Teatro e dello Spettacolo a cavallo tra Cinque e Seicento, con particolare attenzione alla figura e all’ opera del Bardo.

 

Il saggio finale –che avrà anche funzione di esame di verifica –, e che nascerà da questo viaggio sulle orme di Amleto, si profila dunque come un “gioco” in fieri, in cui attori e pubblico si incontreranno per riscoprire e ripercorrere momenti, pagine, esercizi, improvvisazioni: una condivisione dell’esperienza di “conoscenza” e approfondimento teorico e pratico che svolgeremo durante l’anno; una messinscena corale che vedrà la formazione di una vera e propria compagnia pronta a rivestire tutti i ruoli del teatro, inclusi quelli di regista, suggeritore, attrezzista, costumista.

 

 

Testi a programma:

–Shakespeare, The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, trad. it. di F. Marenco con testo originale a fronte, in Tutte le tragedie, Milano, Bompiani, 2014.

Altre edizioni verranno segnalate e utilizzate nel corso dei lavori:

Amleto, nella traduzione di Luigi Squarzina, Roma, Newton Compton, 1998; oppure:

Amleto, nella traduzione di Cesare Garboli, Torino, Einaudi, 2009.