Programma dei Moduli del Corso:

Storia Della Filosofia Tardoantica Lm A | Docente:
Daniela Patrizia Taormina

 

Titolo del corso: Plotino: le due memorie

 

Plotino considera la memoria una una facoltà peculiare dell’anima individuale. Essa è acquisita dall’anima che, aspirando all’individualità, abbandona il mondo intelligibile, si spinge verso il sensibile e giunge in esso. Entro questi confini ontologici, gli oggetti ai quali l’anima si rivolge sono discriminanti della sua memoria. Sia gli intelligibili sia i sensibili o gli intellettuali sono, infatti, oggetti propri a due generi distinti di memoria. La memoria dei sensibili o degli oggetti intellettuali rinvia esclusivamente ad acquisizioni dell’anima nel corpo e avviene nel tempo storico, che avanza secondo il prima e il dopo, cioè nel mutamento. La memoria degli intelligibili, detta anche reminiscenza, rinvia a una conoscenza diretta che l’anima ha acquisito prima della sua unione col corpo. Essa presuppone l’immortalità e la migrazione dell’anima e non comporta una dimensione temporale.

Sopo del corso è indagare i caratteri di queste due funzioni e i meccanismi cognitivi che a loro sottengono.

 

Bibliografia

Testi:

Plotino, Enneadi IV 6 (41) e passi scelti da altri trattati

 

Letteratura:

Sul platonismo tardoantico:

R. Chiaradonna (a cura di), Filosofia tardoantica, Roma, Carocci, 2012, pp. 319

Su Plotino:

Uno dei seguenti testi a scelta dello studente:

R. Chiaradonna, Plotino, Roma, Carocci, 2009

D. J. O'Meara, Plotino. Introduzione alle «Enneadi», Bari, Edizioni di pagina, 2010

 

Gli studenti non frequentanti dovranno integrare i testi d’esame con il volume:

P. Hadot, Che cos'è la filosofia antica?, Torino, Einaudi, 1998, pp. 143-241.

M.M. Sassi (a cura di), Tracce nella mente. Teorie della memoria da Platone ai moderni, Edizioni della Normale, Pisa 2007, pp. 67-98.

 

Seminario a cura di C. Maggi e D.P. Taormina

Erosplatonico e eros plotiniano: la ridefinizione della dottrina dell’amore a partire dal modello olistico dell’anima

 

L’obiettivo è mostrare, anche attraverso riferimenti alla funzione intelligibile del bello e al valore speculativo della vista per la stabilizzazione ipostatica, come la relazione che Plotino ammette fra l’Anima universale e le anime particolari comporti una risemantizzazione della funzione mediatrice dell’eros platonico.

Il trattato 50 dal titolo porfiriano Sull’amore prende a riferimento in particolare il Fedro e il Simposio platonici. Esso si apre con la presentazione di tre ipotesi, che collocano l’amore a tre distinti livelli ontologici: l’amore è 1. un dio 2. un demone 3. una semplice affezione dell’anima. Lo svolgimento degli argomenti da parte di Plotino rivela la tendenza ad accogliere anche l’idea che l’amore sia un’affezione, per quanto tale aspetto sia decisamente subordinato a un altro, speculativamente più pregnante, che lega l’eros a un’espressione del mondo intelligibile. Carattere comune ad ogni affezione amorosa è il desiderio del bello: esso è innato, in ragione della natura eidetica del bello e dell’originaria condizione intelligibile dell’anima che, dunque, presenta caratteri di affinità con il bello in sé. Il tema, di provenienza platonica, dell’affinità tra anima e idee viene però saldato ad un argomento tipicamente plotiniano, che rintraccia il vero di ogni azione e affezione nel rivolgimento di ogni ente verso la natura di ordine superiore che l’ha prodotto. Il risultato è un ancora maggiore svilimento, rispetto allo stesso Platone, dei caratteri corporei dell’eros.

 

Bibliografia

Testi:

Passi scelti da enn. III 5 (50), Sull’amore. Riferimenti ulteriori a enn. I 6 (1) e V 8 (31) [sul bello]; IV 1 (4) IV 3 (27) e IV 9 (8) [sull’unità e molteplicità dell’Anima]; III 4 (15) [sul demone].

 

Letteratura:

M. Abbate, Tra esegesi e teologia. Studi sul Neoplatonismo, Milano, Mimesis, 2012, cap. IV.

 

Gli studenti non frequentanti dovranno integrare i testi d’esame con il volume:

P. Hadot, Plotino o la semplicità dello sguardo, Torino, Einaudi, 1999, cap. IV.